domenica 11 marzo 2012

Biografia



Ingegno versatile e acuto, Luigi Vellucci nasce a Taranto, si laurea in lettere nel 1967 presso l’ateneo barese, insegna nella scuola media e coltiva altresì interessi che spaziano dallo sport (che pratica anche come agonista), al giornalismo, allo studio del Medioevo, delle tradizioni popolari, dell’Ovest americano e delle radici magno-greche della nostra civiltà.
Scrive, sin da ragazzo, versi in lingua e in vernacolo pubblicando: ‘A scuglièra d’oreSulle ali del cuore, Natale de ‘na vote, Tarde ‘a piccenna méje, Settimana d’amore, nei quali lavori si rivela sensibile interprete delle vibrazioni dell’anima. Seguono negli anni, due libri di racconti:Fantasia Tarantina e Il Braciere; due romanzi: Eleonora e Io, Federico II.
I libri di Vellucci vengono adottati o consigliati ben presto come testi di narrativa nella scuola media, non solo per il valore artistico ma per quello educativo nonché per quella ricchezza di contenuti che vanno dal bozzetto alla favola, dalla poesia alla storia. Il recupero della memoria, del passato, racconti, fatti veri ascoltati, sono lo spunto iniziale di questi libri nei quali il Vellucci fonde armonizzando realtà e fantasia con quel tono pacato, sereno, a volte bonariamente ironico, proprio dei narratori di classe.
Fra i tanti riconoscimenti conseguiti da Vellucci particolarmente significativi sono:
  • Primo premio per la poesia dialettale al Premio M.O.I.CA.
  • Primo premio per la narrativa “Città di Taranto” per “Eleonora”
  • Primo premio per la poesia al premio “Ignazio Di Napoli”
  • Primo premio per la narrativa “premio M.OI.CA con “Io, Federico II”
  • Primo premio per la narrativa al Saturo d’argento” con “Io Federico II”
  • Primo premio per la poesia dialettale al Premio M.O.I.CA 2011
In “Poesia e tradizioni popolari dalla Magna Grecia ai giorni nostri”, Vellucci ricrea un’atmosfera antica nella quale la memoria delle tradizioni e delle lontane loro origini, tra miti e storia, si propone come riscoperta di valori. E cantore delle remote tradizioni del Lazio si rivela Vellucci in
I butteri, Buffalo Bill, il West” e al contempo lo storico che rivaluta l’eroismo di un popolo indomito: i Pellerossa, dipingendo uno spaccato di fine Ottocento dal quale riemergono sfide gloriose, avventure e amori struggenti.
Luigi Vellucci riprende la via della narrativa storica romanzata e poetica con “Manfredi di Svevia” corroborandosi di una certosina ricerca delle fonti sulla vicenda leggendaria di re Manfredi, principe di Taranto e figlio di Federico II. Vellucci, infatti, narra e scolpisce, con l’ala della fantasia a volte, e a volte con il bulino della storia documentata.
Le vicende terrene di Manfredi, alimentate da incursioni poetiche dell’autore, aprono uno scavo psicologico interessante e nuovo di un personaggio, grande e umano nella sua malinconica avventura di perdente glorioso. Il “Manfredi” è certamente l’opera narrativa più complessa di Vellucci ed è frutto della maturità artistica raggiunta dall’autore che ci sorprende per la capacità di fondere realtà e fantasia, storia e leggenda come nei racconti popolari, in un canto della memoria, di questa sua“Fantasticheria tra due mari”.